Musica
Mendelssohn-Bartholdy
Sonata op 45 Allegro assai
Claudio Merlo violoncello
Fiorenza Bucciarelli pianoforte
bucciarelli&miglio
Atelier ADUCH
Mendelssohn-Bartholdy Sonata op 45 Allegro assai
C.Merlo violoncello F.Bucciarelli pianoforte
tutto per gioco
b&m
bucciarelli&miglio
Atelier ADUCH Gilet Artistici
Fiorenza Bucciarelli
Pianista, docente al conservatorio, appassionata di tutte le arti. “Da grande” decide di iscriversi ad una scuola di teatro. Lì conosce Dario Fo ed Emanuele Luzzati, che le suggeriscono di frequentare l’accademia di Brera. A quegli anni fatali risale l’incontro con Dino Miglio, con il quale, dal 2005, forma una coppia artistica. Insieme espongono opere pittoriche e creano performances in Europa, Nord e centro America, Russia. Oltre ai quadri ed ai video, i loro gilet artistici, realizzati nell’atelier di un antico borgo piemontese, hanno fatto il giro del mondo.
Elena Patarini Slawinska
Nasce a Genova e, anche se innamorata di Gianni Rodari, si dedica all’urbanistica, prima in Italia, poi a New York City. Incomincia a tradurre e a scrivere vivendo in Canada. Nel 2018 pubblica un saggio in una raccolta di scrittori canadesi emergenti.
Ha trasformato un vecchio pianoforte a coda nella scrivania su cui lavora, contando di tramutare note musicali in parole. Queste filastrocche ne sono un esempio.
Michael Slawinski
Professore ordinario di fisica-matematica, appassionato di storia, letteratura, filosofia, musica classica, in arte ciclista ex-professionista, ha al suo attivo quattro libri accademici e un centinaio di pubblicazioni scientifiche. Da qualche tempo, la sua mente poliedrica si dedica a scrivere di ciclismo, vino e Monferrato. È con lo stesso approccio, scientifico, curioso, fuori dagli schemi che si è dilettato comporre le filastrocche in polacco.
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Marzo 2020. Lockdown.
La primavera che esplode fuori di casa, come una provocazione. Un cerchio che si stringe, come un cappio.
Fiorenza insegna pianoforte a distanza agli allievi di conservatorio e aspetta la nascita della prima nipotina. Mentre ascolta Jeux d’Enfants di Bizet, si chiede in che mondo nascerà la bambina. Come per gioco, schizza veloce 21 cartoline sulla libertà di gioco: giochi antichi e nuovi, in solitudine o in compagnia. Condivide subito il progetto grafico con Dino Miglio, suo storico alter ego artistico.
Elena è in lockdown in Canada, su un’isola da cui non si esce. Fiorenza le propone di giocare insieme. “Mi scrivi tu delle filastrocche, in più lingue?”
Elena accetta la provocazione: sa che si invecchia in fretta quando si smette di giocare.
Crea quattro osservatori distinti: sceglie, per la loro diversa musicalità, italiano e francese, inglese e polacco. Ciascuna lingua commenta ogni immagine da una diversa angolazione.
Nasce Ciuciubabka, che in polacco è la mosca cieca: coinvolge più sensi, si muove a tentoni, dapprima non sa dove sta andando, ma “libertà va cercando”
E dopo i disegni e le filastrocche, Fiorenza sollecita gli apporti musicali: il gioco non è forse è una forma di linguaggio universale, come la musica? Ecco, rapidamente piovono musiche da diversi Paesi, brevi e composte ad hoc da vari amici compositori per il gioco che rappresentano.
E nel lontano Cile, qualche danzatrice sta già pensando a coreografare...
Così, quasi per gioco, si avvera la predizione di Johan Huizinga. L’Homo ludens è il motore e la condizione necessaria (sebbene non sufficiente) alla creazione di cultura.
Tutto per gioco? Certo!
Il gioco, dopotutto, è una cosa molto seria.
Giovani parole d'amore sui banchi di scuola
Sestabì in…canto, pellegrinaggio nella bellezza.
L’amore, gli affetti, gli affanni e i tormenti di quell’avventura così fragile e fugace che è la vita. Riflessioni che paiono privilegio di saggi e filosofi. Che a scriverne siano ragazzi appena adolescenti potrebbe dunque suscitare un sorriso. Ma volgiamo indietro lo sguardo. Come abbiamo imparato a parlare? Ascoltando. Poi, lentamente – ancora ascoltando, osservando, giudicando – quelle prime parole infantili si sono fatte pensiero, colloquio con noi stessi e con gli altri.
Questo hanno fatto i Ragazzi della Sestabì. Hanno teso l’orecchio alla voce di letterati e poeti che, in ogni tempo e sotto ogni cielo, hanno parlato d’amore, di sentimenti, di impulsi ed emozioni dell’animo umano, di vita e di morte.
Efisio Loi
Dov’è il drago?
La gente mi deride
si fa beffe di me
senza capire
che dietro allo scemo del villaggio
c’è una mente
c’è un cuore.
Il suo viso è una luce splendente
i suoi capelli biondi come il sole
che mi penetra dentro come una freccia.
Sembra che l’inverno voglia scaldarsi
dell’amore che provo per lei.
Lei è l’alba di ogni cosa.
Io sono nei tuoi occhi,
sono il sorriso che ti illumina il viso,
un petalo trasportato dal vento.
Cammino sul tappeto dei sogni,
corro sull’acqua
e riposo tra le nuvole.
Insieme
potremmo toccare le stelle
e rubare loro un po’ di luce.
Insieme,
se mi raggiungerai.
Quintabì
Ci chiamavamo Quintabì, la V B della Scuola Primaria Villaggio Europa di Alessandria, per l’esattezza, e quell’ultimo tratto di strada originava da due vagabondaggi – a scuola, più seriamente, li chiamiamo progetti – triennali battezzati Il linguaggio globale e À la recherche de l’arc-en-ciel., intrapresi allo scopo di esplorare l’intreccio tra linguaggi – poesia, letteratura, pittura, musica, cinema – e la cultura francofona.
Efisio Loi
Vorrei poterli citare uno ad uno, i miei piccoli amici della Scuola Primaria Villaggio Europa di Alessandria.
I primi li ho conosciuti anni fa – oggi sono già grandi – e gli ultimi li ho incontrati nell’anno 2005.
Posso solo citare il nome del loro maestro, questo Efisio Loi, innamorato di poesia e di autori, poeta anch’egli, che vive tra i suoi sogni e le sue fantasie.
Ma è qui che nasce il capolavoro delle sue iniziative: pagine e pagine di scrittori da tutto il mondo, e pagine e pagine dei suoi piccoli scolari.
Temi da trattare: l’amore, le stelle, o la campagna, in cui anche loro, i giovanissimi scolari, si cimentano scrivendo liberi versi ispirati alle pagine, mettiamo, della Yourcenar o a un dipinto di Van Gogh.
Come testimoniano queste Briciole, frutto di un lavoro che Efisio ha condotto fianco a fianco con la collega Lorella Lunardi e l’architetto Piero Sacchi.
Questo il risultato di lunghi anni di studio e di passione per tutto ciò che è bello e grande nella vita dell’universo: sentirsi protagonisti di un mondo – illustrato, in questa raccolta, dai disegni mirabili di Fiorenza Bucciarelli e Dino Miglio – che appartiene non tanto ai grandi, quanto a loro stessi.
In sintonia con i bambini francesi o inglesi, e di tutto il mondo, uniti nella comune ricerca di un arc–en–ciel.
Marcello Venturi
haïku di Fiorenza Bucciarelli
entro nell’onda
profondo blu l’abisso
del desiderio
Fiorenza Bucciarelli è entrata nella famiglia di chi scrive haïku con un suo dire particolarmente sussurrato che vale la pena di ascoltare quasi come musica del cuore: pianto di piume/fa bianco il mio giardino- /l’inganno è sciolto, dove sia l’Autrice stessa, sia la neve appaiono sfumate nella più delicata delle parvenze, così come il haïku richiede. E ancora, similmente: pietre di fiume/di segni e sogni infranti/ un firmamento. Qui colpiscono lo stile, il canto e una grande ricchezza: oggetti (pietre) in piccola rotazione (di astri), la malinconia del sogno infranto, e si arriva al firmamento conclusivo. Pensate che tutto ciò sta solo in 17 sillabe?
Giorgio Gazzolo
giovane pino
ogni brezza leggera
ti fa vibrare
breve destino
un respiro scosceso
greve di sogno
foglia arancione
volteggia nell’aria-
tenue speranza
di luna piena
se cade un fior di loto
un lago appare
suo pasto greve
trasporta una formica-
male del mondo
ferma è ogni foglia-
il turchese infinito
graffia un pensiero
pianto di piume
fa bianco il mio giardino
l’inganno è sciolto
volo di corvi
meraviglie e tempeste
delle tue ciglia
pietre di fiume-
di segni e sogni infranti
un firmamento
haïku di Cesare Baroso
nel blu profondo
guardo schiarir la notte
ladra di sonno
Gli haïku di Cesare Baroso sono ricchi di immagini/soggetto, molto classiche (rose, girasoli, uccelli…), comportano sensazioni forti e complesse, in qualche caso sottilmente cave e misteriose. Leggiamo: luce diffusa/in vividi colori/ d’altro sentire, dove un intimo e indefinibile sentimento riconduce all’inizio, alla “luce diffusa”, ma si rimane senza risposta. Quasi mai un haïku pone domande dirette e mai offre risposte. Un’altra terzina tipica di Baroso: strano sentire/ventoso nostro tempo/di anime sole, dove il vento stavolta non è moto d’aria, ma turbolenza nel cuore, che si ritrova in quasi tutte le sue poesie.
Giorgio Gazzolo
luce diffusa
in vividi colori
d’altro sentire
case sul mare
traversate dal vento
anime bianche
mare d’aprile
dal verde all’azzurro
dei tuoi occhi
che maggio grigio
ornano tristi giardini
rose d’autunno
sbianca d’afa
il sogno di nuvole
di un luglio stanco
“Scurisce l’aria”?
chiede morente il dì
a un’altra notte
per estive vie
calda l’aria si spande
ebbra di tigli
cinguettar fitto
tra silenzi diffusi
giorno di festa
strano sentire
ventoso nostro tempo
di anime sole
sera di luglio
umili girasoli
guardano terra
guardo la notte
il suo respiro stende
di blu diffuso
dove corrono
le nuvole sul mare
biancheggiar di blu
ombra che seguì
di questa donna il tempo
da dove vieni?
folla di mani
gesti che schiacciano l’aria
piedi sbagliati
onde di messi
carezzando indora
giugno che avanza
piove musica
sono frammenti d’anima
giovani note
ma quanto amore!
sei oltre la musica
in verdi note
malinconia
romantica compagna
di questa vita
vien da lontano
l’aldilà di me stesso
inquieto sentir
haïku & ombre di Fiorenza Bucciarelli
digital works
Dino Miglio
Tutto splendeva.
Sull’ala di gabbiano,
il suo ritorno
D’acqua e di fango
risucchiata dall’onda
diventi cielo.
Rubate al sole
scintille d’infinito
vanno leggére.
Sarà un miraggio?
Cometa incandescente
Nel crudo inverno.
L’ora perfetta:
trascolorare in sabbia
ogni abbandono.
Sul tronco ocra
Indaco che si appanna.
Cielo di sasso.
Solo nei tuoi blu
Rinnovi ogni storia
nube che scende.
Scivola lenta
nell’attesa di pietra.
Non spira aria.
Città incantate
Lagune d’oro e d’ambra
occhi furtivi.
Sul muro stretto
nell’ombra che si addensa
s’insinua un raggio.
Canta la ciurma:
“Che vele all’orizzonte?
Per quale approdo?”
Cambia i colori,
non scorre l’orizzonte.
Cuore di pietra.
Nata al mattino
l’ebrezza della danza
cerca il suo Dio.
Bagno di sole.
Se io non divento Te
cerco le stelle!
Alla deriva!
Sostanza di ogni sogno
si paga oro.
Ogni colore
ridisegna il fondale
il verde appare.
Blu di tempesta
l’idolo d’oro è un faro
di arduo approdo.
Mare lontano.
Il corpo, il corpo, il corpo!
Niente saggezza.
Sull’orizzonte
profilo di Medusa
ascesa al cielo.
Ti lascerei
in un giorno di luglio.
Per ritornare.